Austen-mania: alla ricerca dell’adattamento perfetto (che non esiste, lo so)

persuasion-2007
Persuasione (2007) diretto da Adrian Shergold, con Sally Hawkins e Rupert Penry-Jones

Circa un mese fa ho avuto l’occasione di guardare per la prima volta il film del 2007 tratto da Persuasione, il mio romanzo preferito tra quelli di Jane Austen, che ero molto curiosa di vedere trasposto sullo schermo. 

anne elliot- amanda root
Amanda Root nei panni di Anne Elliot in Persuasione (1995)

In precedenza avevo visto il film del 1995 di Roger Michell, con Amanda Root e Ciarán Hinds, che mi aveva lasciata con dei sentimenti contrastanti. Se da un lato avevo apprezzato molto l’evidente sforzo di mantenere una certa fedeltà al testo austeniano, dall’altro avevo avuto la netta sensazione che alla storia – o meglio, ai personaggi – mancasse qualcosa.

In particolare, non ero riuscita a cogliere nella protagonista la stessa “forza silenziosa” – uso quest’espressione perché non me ne vengono in mente di migliori – della Anne Elliot del libro: la Anne di Amanda Root è dolce, riservata e giudiziosa, ma a mio parere risulta un po’ troppo insicura e vulnerabile, togliendo al personaggio parte della sua grandezza interiore.

Non avevo quindi grosse aspettative nei confronti del film del 2007, memore di quanto fosse difficile rendere giustizia tramite le immagini a una figura come Anne Elliot, la cui modestia, gentilezza e profonda empatia (non) nascondono un carattere forte e una lucida intelligenza la “elegance of mind” menzionata dall’autrice. Anne è un personaggio molto introspettivo, più adatto alla pagina che allo schermo, perciò interpretarla è senza dubbio complicato.

Eppure quest’altro adattamento di Persuasione ha saputo sorprendermi positivamente, lo ammetto.

anne elliot- sally hwk
Sally Hawkins nei panni di Anne Elliot in Persuasione (2007)

Innanzitutto lo spazio dedicato alla protagonista e alle sue emozioni, mostrate in vari modi (belle le scene in cui la vediamo scrivere!), le ha concesso di esprimersi appieno e far brillare la sua caratterizzazione. Non è esattamente la Anne Elliot che vorrei, tanto più che trovo Sally Hawkins meno azzeccata come lineamenti rispetto ad Amanda Root, ma la considero uno degli elementi migliori del film. E ho adorato la sua doppiatrice italiana, Valentina Mari, che ha tutte le carte in regola per essere la voce di Anne Elliot: dolce, ma al tempo stesso ferma e pacata. L’unica pecca è, ahimè, la poca rilevanza riservata all’elogio della costanza femminile, fatto da Anne verso la fine del libro e qui collocato nella prima metà del film. Anticipare certe cose, svuotandole in parte della loro forza comunicativa, sembra essere un vizio dello sceneggiatore… ma questo è un discorso su cui tornerò più avanti. 

Anche le altre due donne della famiglia Elliot, Elizabeth e Mary, mi sono parse ben rappresentate, così come Louisa Musgrove, colei che in teoria è una “rivale in amore” di Anne (ma una simile etichetta non rende giustizia a quanto descritto da Jane Austen e poi trasposto nel film, sappiatelo!). Ho apprezzato, inoltre, i paesaggi e le atmosfere, in cui più volte ho percepito un tocco di malinconia che ben si adatta alla storia.

Insomma, i punti forti non mancano e il film si lascia guardare volentieri… finché qualcosa non s’incrina.

A dirla tutta c’erano fin dal principio un paio di elementi che ho giudicato poco convincenti. Vi spiegherò i motivi, senza tralasciare la necessaria distinzione fra lo spettatore amante del libro e quello che si accosta al film senza conoscere i personaggi né le vicende. Attenzione, perché – come già nel mio articolo dedicato al romanzo – non potrò fare a meno di svelarvi qualcosina sulla trama.

Se non avete letto Persuasione e volete godervi il film senza sapere in anticipo come andrà a finire, vi consiglio di saltare il prossimo pezzo dell’articolo e approdare direttamente alle conclusioni, collocate sotto il primo piano dell’attore Rupert Penry-Jones.

persuasion-2007 (2)

Il primo elemento che non mi ha convinta è stato il dialogo iniziale fra Anne e Lady Russell, ovvero la donna che le ha fatto da seconda madre dopo che il padre è rimasto vedovo: mi è parso buttato lì un po’ alla buona e non capisco perché al pubblico debba essere detto che Anne è cambiata. Il personaggio di Anne è appena entrato in scena, lo spettatore che non ha letto il romanzo non sa praticamente nulla di lei: non era forse il caso di lasciarla parlare e agire un po’ di più prima che avesse luogo una conversazione simile? Cambiata… e come, di preciso? In cosa?

Per il lettore del libro, invece, l’affermazione ha poco senso, in quanto il nucleo del percorso di Anne non è un generico “cambiamento”, bensì il ritrovamento di una sorta di seconda giovinezza – arricchita da quel grado di consapevolezza tipico di un’età più matura – che le consente di riscoprirsi innamorata e pronta a godere di tutta la felicità di quest’amore.  

Qualcuno potrà pensare che si tratta di una minuzia. Forse è così, eppure non riesco a togliermi di dosso la sensazione che quel dialogo sia una nota stonata in un insieme altrimenti armonioso.

persuasion

Ma non è finita qui: nella seconda metà del film il Capitano Frederick Wentworth, l’amore perduto della nostra protagonista, rivela a qualcun altro prima che a lei i propri sentimenti, smorzando tutta la carica emotiva che dovrebbe riversarsi nella scena dell’inaspettata lettera per Anne. Capisco il desiderio di rendere il personaggio di Frederick un po’ meno impenetrabile e più vicino allo spettatore, ma così viene meno l’effetto sorpresa – che non andrebbe sottovalutato mai, nemmeno in una vicenda dai risvolti prevedibili come quella di Persuasione – e specialmente quel senso d’attesa che, nelle storie d’amore, costituisce spesso e volentieri una vera e propria forza trainante.

Quante volte abbiamo letto un libro o guardato un film e intuito sin dall’inizio che due personaggi si sarebbero messi insieme, eppure siamo arrivati alla fine per vedere come e quando succedeva? Quante volte la cosa che più c’importava non era che i due si dichiarassero – perché sapevamo che sarebbe accaduto – e riuscissero ad ammettere apertamente i propri sentimenti, bensì il modo in cui questa dichiarazione avveniva? Non sempre è l’evento in sé a contare. L’attesa che si concretizzi, la curiosità di scoprire quali circostanze condurranno a esso, la voglia di conoscere ogni dettaglio… Tutti questi elementi possono fare la differenza quando ci approcciamo al racconto di una relazione romantica.

Nel romanzo Jane Austen lascia le cose in sospeso fino all’ultimo, con le speranze di Anne, dapprima inesistenti, che fioriscono e crescono man mano che la narrazione prosegue… ma la certezza arriva soltanto tramite la lettera finale di Frederick. La vibrante e appassionata dichiarazione del Capitano scioglie ogni dubbio, donando al lettore l’opportunità di emozionarsi insieme a Anne quando lei legge quelle parole piene di significato.

Al contrario, il film del 2007 preferisce informare prima lo spettatore e poi Anne dei sentimenti di Frederick: una scelta che non solo toglie pathos alla confessione d’amore via lettera, ma risulta anche un po’ incoerente con l’impianto generale del film, modellato, fino ad allora, intorno alla prospettiva della protagonista. Se abbiamo sempre seguito ciò che fa Anne, perché tutt’a un tratto dobbiamo sapere qualcosa in anticipo rispetto a lei?

Insomma, non è una mera questione di fedeltà al libro, bensì di capacità di convogliare nell’atto conclusivo della storia le più belle emozioni dello spettatore, anziché “frammentarle” qua e là. La dichiarazione di Frederick, con conseguente reazione di Anne e riunione dei due innamorati, dovrebbe essere uno dei momenti più coinvolgenti in assoluto; è stato uno spreco svuotare la lettera di gran parte della sua potenza emotiva e comunicativa, benché sia comunque possibile sentirsi vicini alla protagonista allorché lei scopre che il suo amore è ricambiato.   

Sorvoliamo poi sulla scena del bacio, che a mio parere è stata resa proprio male… Indugiare sulla bocca semiaperta dell’attrice prima che le labbra dei due personaggi s’incontrino non mi pare un modo efficace per veicolare il senso d’attesa – anche perché c’è una ragione valida per aspettare? Les jeux son fait, potremmo dire in francese. Ormai era tutto spiegato, tutto chiaro, non c’erano più dubbi né ombre. Farli baciare subito, magari dopo che si erano scambiati un tenero sguardo, non andava bene? Con lentezza, certo… ma senza quell’infinito primo piano sulla bocca di lei quando ancora il bacio doveva avvenire. Così la scena manca proprio di naturalezza, almeno per me.

Confesso, infine, che Rupert Penry-Jones non corrisponde alla mia idea di Frederick Wentworth: non ha per niente un che di “marinaresco”, se capite cosa intendo. Non nego che sia fotogenico e abbia dei bei tratti, ma non posso dire che mi faccia pensare a un capitano. Da questo punto di vista Ciarán Hinds era ben più azzeccato, per quanto nemmeno lui mi abbia fatta impazzire. Sarò incontentabile io…

Rupert Penry-Jones nei panni di Frederick Wentworth in Persuasione (2007)

In conclusione, consiglio il film?  

, poiché risulta godibile nonostante le sue pecche, sia per i lettori del libro che per gli spettatori che non hanno familiarità con Jane Austen. Forse la parte finale vi lascerà un po’ insoddisfatti com’è successo a me, ma pazienza.   

A chi adora Jane Austen e non ha ancora visto quest’adattamento di Persuasione che posso dire? Guardatelo, ma senza crearvi aspettative troppo elevatealtrimenti è probabile che vi capiti quello che è successo a me col film diretto da Roger Michell: considerato da alcune appassionate un vero e proprio gioiello, Persuasione del ’95 ha indubbiamente delle belle qualità, ma non è riuscito a emozionarmi quanto speravo. Fermo restando che per dare un giudizio più completo dovrei vedere la versione originale, non quella doppiata, temo sia impossibile ritrovare fra quelle immagini l’intensità delle sensazioni provate durante la lettura del romanzo.

So che l’adattamento perfetto non esiste né può esistere. Solo il libro riflette l’interiorità e la creatività della sua Autrice. Eppure conservo ancora la speranza che, un giorno o l’altro, qualcuno riuscirà a portare sullo schermo la Anne Elliot che vorrei vedere. Certamente non in questo periodo in cui sempre più personaggi femminili perdono la propria identità, per omologarsi a un (presunto) modello di “donna forte” che spesso si rivela ingannevole… però chissà, non si può mai dire in un prossimo futuro!     

12 pensieri riguardo “Austen-mania: alla ricerca dell’adattamento perfetto (che non esiste, lo so)

  1. Sono sicuramente una storia e una protagonista difficili da portare sullo schermo; io stesso, ricordo di aver capito dal tuo commento sotto al mio post, probabilmente non ho capito appieno Anne e il modo in cui è stata costruita – ma ammetto anche di non amare molto Jane Austen come scrittrice, ho letto due suoi libri e nessuno dei due mi ha dato piacere, divertito o intrattenuto in alcun modo durante la lettura.
    Non ho visto nessuno di questi adattamenti, per cui non posso entrare nel merito dei film. Però il problema di modificare a piacere gli elementi del romanzo, spostandone pezzi o anticipando colpi di scena, è una cosa che purtroppo accade spessissimo, e conosco bene il senso di frustrazione che si prova nel vedere una storia che si ama maltrattata.
    Mi ha fatto sorridere la stilettata finale al Persuasione dell’anno scorso: non l’ho visto, ma ho seguito con molto divertimento il dibattito tra i lettori e da quello che ho capito è stato un piccolo disastro annunciato!

    Piace a 1 persona

    1. Che bello vederti da queste parti! Grazie per il tuo commento 🙂
      Mi ricordo che Jane Austen non ti era piaciuta come scrittrice. Forse ti farà sorridere sapere che all’inizio non aveva colpito neanche me… solo che poi ho cambiato idea! Credo che l’apprezzamento dipenda molto dalle aspettative che si hanno nei confronti dei suoi libri, ma ovviamente conta pure che tipo di lettore si è; chi, ad esempio, è abituato a continui colpi di scena e non trova niente di speciale nei piccoli eventi della vita quotidiana riterrà Jane Austen, con ogni probabilità, un’autrice banale o noiosa.
      Riguardo al personaggio di Anne, è facile che la sua forza d’animo passi inosservata perché si esprime in maniera meno convenzionale rispetto ad altre eroine… Senza contare che, al giorno d’oggi, si sta imponendo sempre di più una certa idea di “donna forte” che sembra escludere per principio la dolcezza e la gentilezza…

      I due film che ho visto sono entrambi gradevoli, anche se in ciascuno ho trovato dei difetti. Se fosse possibile, vorrei unire i migliori elementi dell’uno e dell’altro; secondo me verrebbe fuori qualcosa di meraviglioso. Purtroppo, allo stato attuale posso solo sognare il tipo di adattamento che piacerebbe a me! Ma c’è anche da dire che non sono un’esperta del linguaggio cinematografico, perciò le mie restano opinioni…
      La parte finale non è una stilettata al film del 2022, lo giuro 😆 Ho visto solo il trailer – ed è vero che mi ha fatto una pessima impressione, ma era ad altro che pensavo quando ho scritto quelle frasi. Ad ogni modo, dubito che guarderò quest’ultimo adattamento, proprio perché sembra non avere nulla da spartire col romanzo austeniano.

      "Mi piace"

  2. Letto tutto d’un fiato…come sempre la tua scrittura è piacevole e scorre velocemente, complimenti! Non ho letto il romanzo, quindi non posso comprendere fino in fondo le tue osservazioni in merito all’adattamento della trama…confesso, tuttavia, che c’è stato un passaggio che mi ha colpito particolarmente. Mi riferisco alla questione della resa delle emozioni nel passaggio dalla carta stampata alla pellicola cinematografica…effettivamente si tratta forse dello scoglio più complesso da oltrepassare, anche perché attualmente la tendenza degli sceneggiatori è quella di non lasciare in sospeso i sentimenti, ma di renderli subito comprensibili agli spettatori, eliminando molto dell’effetto sorpresa. Che dire? Forse avremo tempi migliori per mantenere intatta un’aura di romanticismo…o forse no. Buona serata e torna presto su wordpress!

    Piace a 1 persona

    1. Ti ringrazio per i complimenti ❤
      Il passaggio dalla pagina allo schermo è sempre un’operazione delicata, ma quando i personaggi sono introversi e generalmente parlano poco la sfida diventa ancora più ardua! In questo adattamento del 2007 di “Persuasione” lo sceneggiatore ha trovato una buona soluzione facendo tenere ad Anne un diario, ma è un peccato che abbia sottovalutato la potenza comunicativa di quelle scene finali che nel romanzo sono tanto importanti!
      Quanto al romanticismo, che dire? Credo che stia vivendo tempi difficili, trovare una storia d’amore emozionante è diventata un’impresa per me. D’altra parte, come io stessa amo dire, sono “romantica fino a un certo punto”, quindi è anche vero che non è facile accontentarmi 😆 Con “Persuasione” Jane Austen è riuscita a incontrare appieno i miei gusti, narrando una storia semplice ma non superficiale, con garbo e dolcezza, senza mai cadere nel melenso… Qualità che ho riscontrato anche nel romanzo “Agnes Grey” di Anne Brontë, ma che al momento non riesco a trovare in nessuna opera contemporanea. Nutrivo grandi speranze per “Carnival Row” (sebbene quella non sia una storia tanto lineare, ma un po’ contorta e soprattutto drammatica!), però si sono rivelate mal riposte 😔

      Piace a 1 persona

      1. Mi spiace di non aver ancora recuperato la seconda stagione di Carnival Row (ormai l’elenco di ciò che devo recuperare tra letture, film e serie sta seriamente assomigliando al Signore degli Anelli, quanto a lunghezza!)…Scherzi a parte, concordo con te, non è affatto facile…alcuni mi hanno suggerito “Il Cielo sopra Berlino” del 1987, oppure la versione più recente “City of Angels – La città degli Angeli” del 1998…quest’ultima ha un pezzo musicale davvero bello, Iris, dei Goo Goo Dolls.

        Piace a 1 persona

      2. Non conosco le opere che ti sono state consigliate, quindi non saprei illuminarti in proposito. Per quanto riguarda “Carnival Row”, posso darti un modesto consiglio? Col cuore, per il tuo bene: NON guardare la seconda stagione. Soprattutto se sei rimasto legato ai protagonisti dopo la prima… Servirebbe solo a distruggere l’immagine che avevi di loro. Qualche buona intuizione c’è stata in questa stagione finale, non lo nego, ma la gestione dei personaggi – e, in particolare, proprio dei protagonisti – è pessima. Si capisce che non era l’idea del creatore originale della storia, che d’altronde ha abbandonato la produzione per “differenze creative” con Amazon. Francamente, se tornassi indietro, mi terrei il finale aperto della prima stagione: mille volte meglio dello scempio che è stato fatto nella seconda!
        Scusa se mi sono dilungata (e infervorata un po’), ma la delusione è ancora forte, nonostante siano passati mesi… 😦

        Piace a 1 persona

Lascia un commento